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MARIO DONIZETTI
Gli affreschi
e la pala d'altare
NELLA BASILICA DI PONTIDA
La resurrezione di Lazzaro (affresco, lunetta cm 170x370, cappella “della Deposizione”). “E detto questo, gridò a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori!”. Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti dalle bende, e il volto coperto da un sudario” (Giov. II, 44-45). Donizetti si attiene al racconto evangelico. Pone Gesù al centro della luminosissima scena, Gesù che ha pianto per l’amico, Gesù resurrezione e vita: “Chi crede in me, anche se muore, vivrà”. Lazzaro, con il volto ancora coperto dal sudario, sta sciogliendosi dalla rigidità della morte, mentre il mirabile gruppo di Marta e Maria esprime non tanto lo stupore per il miracolo, quanto una commossa e raccolta interiorità.
Il figliol prodigo (affresco, lunetta cm 170x370, cappella “della Deposizione”). Quella del figliol prodigo è una delle più commoventi storie narrate da Gesù. È il tema del perdono, del ritorno alla casa del padre che accoglie, dunque tema centrale del Giubileo. Basta il gesto della mano per comprendere la sollecitudine del Padre da tempo in attesa del figlio. Il suo muto pregare in ginocchio è segno di pentimento sincero e confidente fiducia nel perdono. Discosta, la figura del fratello maggiore che interroga il servo. Di forte bellezza pittorica e di straordinaria modernità, ben ne rappresenta il malumore che è lo stesso dei farisei irritati per l’accoglienza che Gesù riserva ai peccatori.
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La pala d’altare
San Giuseppe e Gesù Bambino, 1952, (pala d’altare, olio su tela, cm 240x112). Alto e maestoso, San Giuseppe si erge fra terra e cielo discostandosi dall’umile nascondimento della tradizione. È un padre giovane e vigoroso, lo sguardo limpido rivolto al futuro. È la guida sicura per il Bambino, così piccolo e fragile affinché maggiormente risalti la grandezza del Padre. Nel giglio tradizionale continua a rifiorire la meravigliosa virtù della purezza, “l’unica vera forza di questo mondo”. La pala venne commissionata dall’abate Paolazzi nel 1951 (Donizetti aveva solo 19 anni) per l’altare di San Giuseppe della prima cappella a sinistra. Nel 1997 venne collocata nel Museo della Basilica.
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